25/06/2022
È un grido di allarme quello che viene dall’Assemblea annuale di Confagricoltura Veneto che si è tenuta alla presenza dei Presidenti e dei delegati provinciali. Il Presidente Lodovico Giustiniani ha fatto il punto sull’ultimo anno di attività e sulla situazione in cui si trova non solo l’agricoltura veneta ma l’intero comparto produttivo.
“Prima il covid, poi la crisi Ucraina che ad inizio della primavera ha immediatamente determinato un rincaro delle materie prime e ora la siccità che porta con sé la peggiore crisi idrica degli ultimi 70 anni. Le scarsissime precipitazioni nel periodo invernale e primaverile, oltre al caldo torrido di questi ultimi giorni, ben al di sopra della media stagionale, stanno creando una situazione di estrema gravità per l’approvvigionamento idrico con forti interessamenti per il comparto agricolo. La situazione peggiora di giorno in giorno e per quello che ci riferiscono i nostri soci la siccità potrebbe mettere a rischio sino al 50% della produzione.”
Un dato che spaventa, vista anche la carenza di prodotto che con la guerra tra Russia e Ucraina sta diventando sempre più evidente e che ha portato il Presidente della Regione Luca Zaia a dichiarare già lo scorso 3 maggio la crisi idrica sull’intero territorio veneto.
E’ necessario a questo punto che il Governo nazionale dia ascolto alle richieste della nostra Regione – questo a gran voce è quello che chiede Confagricoltura Veneto - e dichiari lo stato di emergenza al fine di valutare ogni possibile azione di carattere urgente e straordinario finalizzata al superamento della situazione dell’attuale situazione valutando anche la possibilità di prevedere un adeguato sostegno economico al fine di assicurare l’attuazione di quegli interventi urgentemente necessari per garantire la pubblica incolumità, il ripristino dei danni subiti dal patrimonio sia pubblico sia privato e le normali condizioni di vita della popolazione.
Non dobbiamo dimenticare – conclude il Presidente Giustiniani – che il perdurare della situazione siccitosa e la conseguente emergenza idrica può determinare gravi ripercussioni sulla vita sociale, economica e produttiva, nonché' comportare un grave pregiudizio per la sanità e l'igiene pubblica.
La siccità e il caldo sono attualmente i due fattori negativi che stanno determinando un progressivo calo sia delle rese in termini di peso degli animali da ingrasso e un calo di oltre il 10% della produzione di latte” e se perdureranno, produrranno danni ancora maggiori”.
Confagricoltura Veneto non si limita solo a denunciare il rischio di desertificazione e degradazione del suolo agricolo per il cambiamento climatico, che provoca siccità e temperature elevate, ma anche degli effetti negativi per l’intera società come la mancanza d’acqua e i rifornimenti alimentari, le possibili migrazioni forzate e crisi economiche.
É pertanto necessario, secondo l’organizzazione degli imprenditori agricoli veneti, che siano assunte urgentemente delle azioni di soccorso per il settore primario e avviate pianificazioni lungimiranti per salvaguardare i prossimi raccolti. Infatti, nel breve periodo, è fondamentale intervenire con gli strumenti attualmente a disposizione per provare a salvare i raccolti e la produzione agroalimentare.
Confagricoltura Veneto, consapevole che diverse aree dell’arco alpino presentano un deficit di riempimento di circa il 30% rispetto alla capienza nominale e che, ovviamente, questo volume idrico non possa essere messo a disposizione delle attività irrigue, è tuttavia fondamentale usufruire della maggior quantità d’acqua possibile contenuta nei serbatoi per poter risollevare, per almeno un periodo di 15 – 20 giorni (a seconda del rilascio), le produzioni agricole grazie all’aumento della portata dei fiumi e dei canali di irrigazione.
Per poter procedere in questa direzione, secondo Confagricoltura Veneto, occorre un’immediata azione da parte del Governo, della Regione, dei Consorzi irrigui di bonifica e dei gestori degli impianti idroelettrici. In particolare, propone di:
· Dichiarare lo stato d’emergenza su tutto il territorio nazionale, in modo da consentire il rilascio eccezionale delle portate dei serbatoi idroelettrici e gestire l’eventuale ulteriore rilascio delle portate dei laghi alpini e prealpini.
· Dotare il Fondo di solidarietà di risorse finanziarie adeguate a indennizzare adeguatamente gli agricoltori considerando la siccità di quest’anno come una calamità naturale così ai sensi dell’art 107, 2, b) del TFUE. In alternativa utilizzare il fondo di solidarietà per sostenere le aziende colpite dalla prolungata siccità ivi comprese quelle che non abbiano sottoscritto polizze assicurative
· Dare seguito al principio del D. Lgs. 152/2006 di utilizzo prioritario dell’acqua per uso umano e agricolo;
· Derogare al deflusso minimo vitale dei fiumi per consentire un maggiore prelievo di acqua rispetto a quanto attualmente previsto, con riduzione del 70% del DMV per almeno 60 giorni e con possibilità di regolarizzazione dello stesso entro 30 giorni dal ricorso alla deroga;
· Definire ed erogare le risorse nazionali a valere sia sul fondo filiere sia sulla riserva di crisi della PAC per sostenere la liquidità degli agricoltori
· Procedere all’individuazione di idonee coperture finanziare, anche mediante il credito di imposta, per riconoscere alle imprese agricole i maggiori costi energetici o gestionali sostenuti in conseguenza della siccità (gasolio, energia elettrica, personale…), nonché per riconoscere ai consorzi irrigui la copertura dei maggiori costi sostenuti per fronteggiare lo stato di necessità;
· Costituire un tavolo di gestione dell’emergenza presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri coordinato dalla protezione civile con funzioni di coordinamento, con la partecipazione dei rappresentanti di tutte le Istituzioni, le realtà operative e le associazioni agricole coinvolte.
· Concordare con le Regioni la possibilità di attivare regimi di aiuti regionali con risorse proprie per contribuire agli indennizzi dei danni così come l’attivazione ad hoc di alcune misure del PSR.
Nel lungo periodo, invece, occorrerà avviare nuove opere finalizzate ad aumentare le riserve d’acqua per far fronte ad una situazione climatica che non si prevede migliorerà nei prossimi anni.
Il PNRR offre la possibilità di strutturare delle corsie preferenziali di finanziamento di interventi di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, forieri (v. dispersione della rete) sia di siccità sia di alluvioni, ma soprattutto per riparare, ripristinare e realizzare ex novo le infrastrutture necessarie ad ottimizzare la gestione e la tutela della risorsa idrica, nonché a prevenire possibili disastri, spesso preannunciati.
Per Confagricoltura Veneto occorrerebbe poi realizzare un partenariato culturale fra Istituzioni e società civile in moda da dotare il Paese della più grande opera infrastrutturale, di cui la Penisola intera ha bisogno: una rete idraulica in grado di rispondere ai cambiamenti climatici soprattutto per aumentare la percentuale dell’11% di acqua piovana, che oggi riusciamo a trattenere in bacini, con funzioni di riserva idrica.
In via più generale, per il settore agricolo, bisognerebbe:
· Rilanciare una seconda fase del piano di opere irrigue che tenga conto in particolare della necessità di costituire nuovi invasi, dai più piccoli, a livello aziendale, a quelli più grandi adeguati alle aspettative del territorio sotteso;
· Proseguire l’azione di rinnovamento dei sistemi irrigui, con particolare attenzione a quelli che distribuiscono l’acqua alle aziende agricole;
· Rinnovare i metodi di irrigazione, trasformando, dove possibile ed in relazione alle tipologie colturali, quelli per scorrimento ed a infiltrazione laterale con quelli ad aspersione; adottando la micro-irrigazione nei casi in cui le colture lo permettano;
· Individuare nuovi strumenti di pianificazione, quali ad esempio i piani di conservazione, al fine di regolare la portata a livello di bacino e di comprensorio in relazione ai fabbisogni;
· Proseguire nella promozione di sistemi di supporto all’agricoltore per valutare i fabbisogni idrici delle colture (centraline meteorologiche, sistemi di avviso, ecc.);
· Coinvolgere gli agricoltori e retribuirli per la pulizia e la gestione ottimale degli invasi;
· Strutturare un sistema efficace ed innovativo di riutilizzo delle acque reflue.
Una situazione eccezionale, conclude Confagricoltura Veneto, richiede interventi altrettanto eccezionali e di ampia portata, perché senza un suolo fertile, resiliente e in salute non c’è vita.