24/01/2025

Nel 2024 in Polesine sono state assicurate colture per 170 milioni di valore. E ad oggi i risarcimenti pubblici per i danni da alluvione del 2023 e 2024 non sono ancora arrivati. Non solo. Gli agricoltori della provincia di Rovigo hanno speso l’anno scorso 7,5 milioni di euro per le polizze che garantiscono alle proprie produzioni una copertura assicurativa, ma dei 4 milioni di contributo promessi dallo Stato non è arrivato un euro.

“Alla vigilia della nuova campagna agraria la mancanza di tempistiche certe e di chiarezza rischia di inficiare tutto il lavoro fatto in questi anni con gli agricoltori sulla necessità di difendere le colture – sottolinea Lauro Ballani, presidente di Confagricoltura Rovigo -. La parte pubblica, in particolare, non rispetta i tempi né nell’erogazione degli incentivi per le polizze, né negli indennizzi. Nel 2023 e 2024 molti campi in Polesine sono stati allagati a causa delle bombe d’acqua, con danni abnormi, che ad oggi non sono ancora stati risarciti. E questo nonostante lo sforzo dei nostri imprenditori, se si pensa che sono stati assicurati 43.000 ettari di terreno su 110.000 coltivati, per 170 milioni di euro di valore”.

Scendendo nel dettaglio, in Polesine 125 milioni sono stati assicurati per colture erbacee, in primis per mais, grano e soia. Per le serre, soprattutto nel Comune di Lusia, sono stati assicurati 30 milioni. Infine, 8 milioni spesi per le colture orticole e 7 milioni per le colture arboree.

 “Il sistema assicurativo prevede polizze agevolate e fondi mutualistici come Agricat, istituito da Ismea, per dare una risposta a eventi catastrofali come il gelo, le alluvioni e la siccità – spiega Ballani -. Ma su tutti i fronti si stanno accumulando pesanti ritardi per quanto riguarda la campagna 2024. Innanzitutto, il passaggio dal vecchio Pai, il Piano assicurativo nazionale, al Pgir, il Piano di gestione del rischio individuale, sta comportando ritardi nelle nuove procedure, che non consentono di far partire i contributi sulle polizze 2024. C’è quindi grande preoccupazione, perché gli agricoltori si sono esposti con ingenti somme. C’è poi il capitolo Agricat, il fondo finanziato per due terzi dal ministero e dall’Ue e per un terzo dalle aziende. Ebbene, Agricat ha 600 milioni di euro in dotazione che dovrebbero risarcire due anni di gelate, alluvioni e siccità, ma le domande presentate in un primo tempo erano state respinte e ora sono state riammesse, ma sono in lavorazione. Per quanto? Chissà”.

Ultimo capitolo, quello dei fondi mutualistici agevolati, finanziati con fondi europei. “In Veneto possiamo aderire per danni fitosanitari come il mal dell’esca, fitopatia della vite, o infestazioni parassitarie. Ma anche qui le aziende attendono i risarcimenti, che auspichiamo arrivino entro il 2025”.

Serve un’azione pronta e decisa della politica affinché si sblocchi la situazione: “Chiediamo che vengano semplificate le procedure del Pgir, piano gestione rischio individuale, affinché gli agricoltori possano ricevere i rimborsi dovuti sulle polizze – sollecita il presidente -. Auspichiamo che ai primi di febbraio possa essere approvato il nuovo Piano nazionale di gestione dei rischi 2025, con l’inclusione delle richieste da noi indicate: clausola di salvaguardia, implementazione della dotazione finanziaria, semplificazione delle procedure, piano di gestione del rischio. Questo per consentire un avvio della prossima campagna assicurativa 2025 con regole chiare e rispetto dei tempi previsti per l’erogazione degli incentivi, ad oggi disattesi. In cinque anni abbiamo perso il 15% delle aziende assicurate non perché non credono nella necessità di una tutela, ma per le troppe inadempienze della parte pubblica nel dare contributi e indennizzi”.