21/02/2025

Il quaderno di campagna digitale, nuovo sistema di tracciabilità sulle attività agricole operativo in vigore dal 1° gennaio 2025, sta suscitando molta preoccupazione tra gli agricoltori di Confagricoltura, che temono l’aggravio dei costi legati alla gestione e alla raccolta di una mole crescente di dati. In base al regolamento Ue 2023/564, le informazioni dovranno essere convertite in formato digitale dal 1° gennaio 2026, ma l’Italia, unico Paese comunitario, ha deciso di anticipare l’operazione a quest’anno, nonostante il sistema informatizzato specifico sia ancora in alto mare.

“Il nuovo sistema di tracciabilità ci è stato comunicato in via formale da Agea, l’agenzia ministeriale per le erogazioni in agricoltura, e obbliga gli agricoltori a raccogliere informazioni dettagliate in formato digitale – sottolinea Lauro Ballani, presidente di Confagricoltura Rovigo -, imponendo un ulteriore aggravio burocratico ad aziende già gravate da difficoltà economiche, con perdita di redditività dovuta ai cambiamenti climatici e ai prezzi di mercato. Oltre al registro dei trattamenti fitosanitari, che già gni azienda compila in forma cartacea o tramite software acquistati dai produttori, vengono chiesti dati digitali sul piano di coltivazione, gli eventi colturali, i trattamenti su colture, prodotti e sementi, le fertilizzazioni organiche e chimiche, il registro irrigazioni, i macchinari e gli operatori. Si tratta di dati che già, in alcuni casi, vengono comunicati alla Regione Veneto e Avepa, l’Agenzia veneta per i pagamenti, e in altri casi presenti in banche dati come quelle di Inps. Una duplicazione di informazioni che non ha senso”.

Quel che è certo è che la nuova normativa si tradurrà in molto lavoro amministrativo in più per ogni azienda e le associazioni di categoria, che per gestire questa mole di dati dovranno impegnare risorse e personale. E il costo, come sempre, ricadrà sugli imprenditori agricoli. “Il paradosso è che ad oggi Agea non ha ancora messo a disposizione il registro informatizzato – constata Ballani -, impedendo di fatto l’inserimento dei dati richiesti, quando il termine stabilito è il 15 giugno. I tempi risultano impossibili da rispettare per le aziende che devono contemporaneamente lavorare per produrre e gestire questa mole importante di lavoro. Ci mancano le forze fisiche, economiche e organizzative per operare, senza contare che le penalizzazioni per chi sbaglia sono pesantissime: dalla decurtazione dei premi della Pac, la Politica agricola comunitaria, alle sanzioni amministrative, fino alla denuncia”.

Come Confagricoltura Veneto abbiamo già rappresentato all’assessore regionale Caner il nostro disagio e chiediamo comunque di sospendere sino al 2030 l’applicazione della normativa, come previsto dall’articolo 3 dello stesso regolamento Ue 2023/564. “Stiamo lavorando non per produrre cibo, ma per produrre carta o bit, che poi a malapena verrà visionata – conclude il presidente dell’organizzazione agricola polesana -. Dobbiamo insistere come sindacato e come agricoltori perché questo quaderno di campagna non venga alla luce e per fermare quest’onda amministrativa e burocratica che ci sta sommergendo”.