25/07/2021
E' stato presentato il 14 luglio il rapporto SNPA "Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2021". Il Rapporto, insieme alla cartografia e alle banche dati di indicatori allegati, fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione della copertura del suolo e permette di valutare l’impatto del consumo di suolo sul paesaggio e sui servizi ecosistemici.
Il Veneto si conferma la seconda regione in Italia per consumo di suolo, sia per suolo consumato (11,87%) sia per incremento dell'ultimo anno (+682 ettari). Tra le sette province, Venezia è la terza per suolo consumato (14,35%), dopo Padova e Treviso.
Considerando le aree agricole, dal 2012 al 2020 sono stati persi 37.530 ettari in Italia, di cui 2.909 ettari in Veneto.
In questo intervallo di tempo in Italia si stima una perdita potenziale, a causa del nuovo consumo di suolo, di circa 4.154.559 quintali di prodotti agricoli che avrebbero potuto fornire le aree perse nel periodo considerato (escludendo le rinaturalizzazioni); dato che conferma la perdita di prodotti agricoli avvenuta tra il 2006 e il 2012 che conta 3.706.368 quintali di prodotti in meno. Analizzando le cinque categorie principali di colture (vigneti, frutteti, oliveti, foraggere e seminativi (Figura 132; Figura 133) si osserva che la maggiore riduzione stimata si è avuta nella classe dei seminativi, con 2.533.940 quintali, seguita dalle foraggere, dai frutteti, dai vigneti e dagli oliveti, con una perdita, rispettivamente, di circa 974.403, 307.691, 247.670 e 90.853 quintali di prodotti.
Tra il 2012 e il 2020 la Regione con la variazione maggiore di produzione potenziale da aree precedentemente destinate a seminativi è l’Emilia-Romagna, in cui si è registrata una perdita per il consumo di suolo di più di 376.972 quintali, seguita dal Veneto con 372.463 quintali di prodotti in meno.
Le aree perse in Italia dal 2012 avrebbero garantito (oltre alla fornitura complessiva di 4 milioni e 155 mila quintali di prodotti agricoli di cui si è detto sopra) l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua di pioggia che ora, scorrendo in superficie, non sono più disponibili per la ricarica delle falde e aggravano la pericolosità idraulica dei nostri territori.
Nello stesso periodo, la perdita della capacità di stoccaggio del carbonio di queste aree (circa tre milioni di tonnellate) equivale, in termini di emissione di CO2 a quanto emetterebbero oltre un milione di autovetture con una percorrenza media di 11.200 km l’anno tra il 2012 e il 2020: un totale di oltre 90 miliardi di chilometri percorsi, più di 2 milioni di volte il giro della Terra.