04/04/2025

Lo scorso 2 aprile presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha comunicato i dazi sulle merci importate negli Usa che entreranno in vigore dal 5 aprile 2025. Per quelle che arriveranno dall'Unione europea le tariffe doganali saranno del 20%.

Le conseguenze per l’agroalimentare  saranno pesanti. Federalimentare stima un calo dei fatturati verso gli USA del 10%, in un mercato che nel 2024 ha fruttato circa 7,8 miliardi. Confagricoltura indica nell’olio d’oliva, nella pasta, nei sughi pronti e in alcuni vini i beni italiani che saranno più colpiti dai dazi: «Come Italia usciamo sicuramente penalizzati, in particolare per quanto riguarda i prodotti di fascia media – ha detto il suo presidente, Massimiliano Giansanti – fondamentali saranno le misure previste per sostenere i settori più colpiti: non dimentichiamo infatti che rischiamo anche un massiccio riversamento di prodotti da altri Paesi che subiranno le tariffe americane, per esempio la Cina».

Il presidente di Confagricoltura Veneto, Lodovico Giustiniani, ricorda che “l’export agroalimentare veneto negli Usa vale circa 1 miliardo di euro, di cui 600 milioni sono afferenti al settore vitivinicolo. Pensare di sostituire il mercato americano, in questa fase, è impossibile, anche se dobbiamo continuare a guadagnare spazio in altri Paesi. Ci auguriamo che continuino le trattative per poter rivedere questi dazi, perché il mondo vitivinicolo già soffre per il calo dei consumi”. “Ci aspettiamo -continua Giustiniani- delle contromisure, che però non portino ad un’escalation di questa inutile guerra commerciale, ma che aiutino gli imprenditori, e non solo quelli del vino, a esportare i loro prodotti. Misure che potranno essere dirette, di aiuto alle aziende, ma anche indirette volte alla valorizzazione e alla promozione del made in Italy nel mondo”.

Anche Confcooperative è preoccupata: il mercato Usa rappresenta il 30% di tutto il vino e il 25% dei formaggi venduti all’estero. Il Consorzio del Grana Padano fa sapere che gli Usa (con 215mila forme) rappresentano il terzo mercato di sbocco e finora su ogni forma esportata era applicato un dazio pari a 2,4 euro al chilo, con l’aumento del 20%, il prelievo allo sbarco salirà a quasi 6 euro.

Da un’indagine effettuata da Centromarca sembra che il 47% dei consumatori americani manterrà la quantità di prodotti italiani acquistati, mentre il 30% la ridurrà, e solo il 16% si dice disposto a pagare di più per continuare ad acquistare made in Italy. I cinque prodotti italiani più comprati sono Pasta (50% di citazioni), olio di oliva (46%), formaggi (38%), salse (37%) e vino (33%).