25/10/2024

Calo delle rese e valore della produzione in ribasso. Per il grano duro del Veneto sta per andare in archivio un’altra annata difficile, condizionata dalle avversità climatiche. E, nonostante l’Italia sia il primo produttore mondiale di pasta, di cui oggi si celebra la giornata mondiale, il tasso di approvvigionamento del cereale a livello nazionale è passato dal 78% del 2012 al 56% del 2023, con un trend per quest’anno che si prefigura sotto il 50%.

Il Veneto già nel 2023 aveva segnato un calo delle rese del 3,3% nonostante l’incremento del 10% delle superfici coltivate a frumento duro, pari a 21.300 ettari. Rovigo si conferma leader del settore, con oltre il 65% delle superfici coltivate a livello regionale, pari a circa 14.000 ettari (+10,7%), seguita a notevole distanza da Verona (2.900 ettari, +1%) e Padova (2.800 ettari, +16%).

Anche il valore della produzione è calato, influenzato dalle importazioni: negli ultimi dodici mesi c’è stata una diminuzione del 20% del prezzo medio all'origine del grano duro, che è passato da circa 363 euro a tonnellata a 287 euro. “Il problema del cereale è che ha risentito nelle ultime due stagioni delle abbondanti piogge primaverili – dice Chiara Dossi, presidente della sezione cereali alimentari di Confagricoltura Veneto –. Il grano duro è più sensibile rispetto a quello tenero, perciò ne ha risentito notevolmente sia sotto il profilo quantitativo, con calo delle rese del 25-30%, sia sotto quello qualitativo. Oltre alle piogge, anche le grandinate hanno inciso sul calo di produzione. A questo va aggiunto il tonfo dei prezzi, condizionato dall’arrivo di merce abbondante dall’estero, in primis da Ucraina e Turchia”.

Le prospettive per la prossima annata non sono delle migliori. “Con queste continue piogge autunnali siamo in difficoltà a seminare – spiega la presidente -. Già in questi giorni dovremmo cominciare con le semine dei cereali autunno-vernini,cioè frumento duro e tenero e orzo, ma i terreni sono impregnati d’acqua ed entrare nei campi è impossibile. Tanto più che dobbiamo ancora completare la campagna di raccolta della soia. La situazione è critica, anche perché prevedono nei prossimi giorni ancora piogge e poi si andrà incontro all’inverno, con giornate più corte, meno ore di sole e  l’arrivo delle prime nebbie. È difficile, quindi, che il terreno si asciughi”.

Alla luce delle criticità, le previsioni di semina potrebbero cambiare: “Potrebbe esserci ribasso nelle semine del duro, che è il frumento più delicato, con i produttori che potrebbero puntare sul grano tenero o sull’orzo, invertendo quella che era stata la tendenza fino a due anni fa, quando il frumento duro dava soddisfazioni sotto ogni punto di vista. Speriamo in stagioni migliori, ma una cosa è certa: la filiera va rafforzata, andando ad agire in modo aggregato su più fronti, a partire dalla gestione del rischio. I produttori possono fare la loro parte investendo in nuove tecnologie, ma solo se le produzioni vengono riconosciute in maniera adeguata. L’interrogativo che ci stiamo ponendo come produttori è: interessa ancora il nostro prodotto oppure no? L’industria aveva sostenuto il progetto del grano al cento per cento italiano, ma ci sembra che i propositi non siano sostenuti da altrettanta concretezza”.