29/04/2023
Prezzi in caduta libera rispetto allo stesso periodo del 2022, produttori in difficoltà e una situazione globale che non lascia intravedere spiragli di miglioramento, quantomeno in tempi brevi.
La crisi nelle quotazioni dei cereali ha origini ben chiare, ma al contempo una soluzione è difficile da immaginare. I listini attuali infatti presentano prezzi più bassi rispetto a un anno fa, anche di 200 €/t: «E' da chiarire – afferma Lauro Ballani presidente di Confagricoltura Rovigo – il 2022 è stato un anno vissuto in una vera e propria bolla speculativa, dovuta in primis allo scoppio del conflitto in Ucraina, che ha sconvolto i mercati globali. Le materie prime un anno fa avevano quotazioni stellari, ora fortemente in ribasso, ma in linea, se non superiori, a quelle che avevamo nel 2021».
Tutto ciò è facilmente riscontrabile consultando i vari bollettini. Il frumento fino infatti alla borsa merci di Bologna è valutato oggi 268/273 €/t, contro i 390/394 €/t dello stesso periodo del 2022. Ma nel 2021 il prezzo era di 239/242 €/t. Stessa situazione alla borsa merci di Milano, con una quotazione attuale di 270/272 €/t, in picchiata rispetto ai 405/410 €/t di un anno fa, ma più alta dei 258/263 €/t del 2021.
Stessa situazione anche per il mais, che a Bologna vale oggi 287/289 €/t. Nel 2022 la quotazione era di 382/384 €/t, ma nel 2021 il prezzo era fisso a 264/266 €/t. A Milano invece il mais è quotato 290/292 €/t, quasi 100 euro a tonnellata in meno rispetto a un anno fa (388/390 €/t), ma una ventina di euro a tonnellata in più rispetto al 2021 (272/274 €/t).
Particolare la situazione della soia - quotata giovedì a Bologna 473/478 €/ton - che perde quasi 200 €/t rispetto a un anno fa (quotazioni record oltre 700 €/t), ma che si mantiene in linea con i prezzi del 2021. Qui il paradosso è rappresentato dal fatto che la soia Ogm, che non può essere coltivata in Italia, vale di più di quella nazionale Ogm free. Una vera e propria beffa per i produttori.
«I prezzi – prosegue Ballani – sono tornati ai livelli pre-crisi russo-ucraina, ma ci troviamo in difficoltà perché a non diminuire sono stati i costi produttivi per le nostre aziende. Concimi, fertilizzanti, pezzi di ricambio o attrezzature sono schizzati alle stelle, e non accennano a diminuire, mettendo a serio rischio la tenuta delle imprese agricole».