27/07/2023

Un “recovery plan” per l’ortofrutta italiana. È la richiesta che Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, ha avanzato al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, con una lettera in cui spiega le ragioni di un intervento tanto incisivo.

Dallo scorso gennaio le criticità si sono acuite. Nell’ultimo anno le imprese ortofrutticole, dopo gli effetti della pandemia e del conflitto russo-ucraino, hanno dovuto affrontare molte altre problematiche, che minano la loro tenuta economica. Dall’incremento dei costi di produzione, all’aumento dei tassi di interesse, dalla crescita dell’inflazione che sta aggravando il calo strutturale dei consumi, sino agli effetti devastanti delle numerose avversità catastrofali.

L’insieme di questi elementi sta comportando una preoccupante compressione della marginalità, nonché una forte carenza di liquidità, che preclude gli investimenti fino al punto di indurre a dismettere la produzione ortofrutticola.

È per queste ragioni che il presidente di Confagricoltura chiede al ministro di  individuare misure tempestive ed efficaci, che consentano di affrontare questo vero e proprio stato di emergenza. Gli elementi da cui partire, per un confronto con il Masaf, sono quelli contenuti nel documento di posizione illustrato dalla Confederazione in occasione del Tavolo ortofrutticolo nazionale di inizio marzo. 

Con 300mila aziende e un valore di 15 miliardi di euro (circa 1/4 della produzione agricola nazionale), l’ortofrutta si conferma un comparto “strategico e professionalizzato che investe, in particolare in innovazione e ricerca, che contribuisce in misura determinante alla crescita ed allo sviluppo dell’agricoltura nazionale”.

L’Italia è il primo Paese al mondo per produzione di pomodori, finocchi, carciofi, melanzane, cime di rapa, indivie, mele e pere fresche, pesche, nettarine, albicocche, uve da tavola e da vino, meloni e kiwi (dati Eurostat 2022)