17/06/2022
Pubblichiamo il documento presentato dalla dott.ssa Parmigiani della Giunta di Confagricoltura al convegno organizzato Venerdì 17 Giugno 2022, dalle 09.45 alle 14.00 Sala Giacomo Matteotti (ex Sala delle Conferenze) Palazzo Theodoli- Bianchelli, Piazza del Parlamento, 19 Roma
La Cop15 di Abidjan svoltasi dal 9 al 20 maggio ha messo in evidenza come il tema della desertificazione sia oramai di livello planetario e riguardi oramai non più l’espansione dei deserti esistenti ma diverse aree dei cinque continenti. Motivo per cui le decisioni da prendere assumono sempre più carattere universale.
Senza un suolo fertile, resiliente e in salute, non c’è vita. Il problema è che le cause della desertificazione sono molteplici – deforestazione, siccità, temperature elevate, incendi, urbanizzazione -, dunque non è semplice intervenire in maniera mirata per mitigare un fenomeno a cui si associano effetti negativi per la società: dalla mancanza di acqua e rifornimenti alimentari fino alle migrazioni forzate ed alle crisi economiche. La Banca mondiale stima costi globali che si aggirano attorno ai 15.000 miliardi di dollari l’anno.
La degradazione del suolo sta avanzando rapidamente anche in Europa, soprattutto nei Paesi mediterranei, ed è quindi un problema che ci riguarda da vicino.
Il rischio di desertificazione è particolarmente serio nel Portogallo meridionale, in alcune aree della Spagna e dell’Italia meridionale, nel sudest della Grecia, a Malta, Cipro e nelle zone che costeggiano il Mar Nero in Bulgaria e Romania, come messo in evidenza dalla relazione della Corte dei conti europea, pubblicata nel 2018.
Anche l’Italia, come ha sottolineato l’Ispra, presenta evidenti segni di degrado, che si manifesta con caratteristiche diverse in circa il 28% del territorio, principalmente nelle regioni meridionali dove in alcuni casi è interessata più del 40% della superficie, dove le condizioni meteoclimatiche contribuiscono fortemente all’aumento del degrado, ma con significativi peggioramenti anche in aree del nord, come in Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna.
Entro il 2050, la combinazione del degrado del suolo, l’erosione ed i cambiamenti climatici rischia di ridurre i raccolti globali in media del 10%, e fino al 50% in alcune regioni, se non si interverrà con determinazione.
Su questi aspetti la Commissione europea ha approvato la Strategia del suolo per il 2030, che ha anche l’obiettivo di contrastare la desertificazione attraverso: rendere i suoli europei sani e resilienti; ridurre allo zero il consumo netto di suolo; proteggere e gestire i terreni tramite strategie sostenibili (tra cui l’agricoltura conservativa, l’agricoltura di precisione, maggior apporto al terreno di sostanza organica).
Ma le preoccupazioni non sono solo legate alle proiezioni future: siamo di fronte all’ennesimo anno senza primavera: il mese di maggio appena trascorso è stato il più caldo di sempre dopo quello del 2003, con una siccità da record in molte regioni.
Senza contare che in questi ultimi cinque anni forti periodi di siccità si sono registrati nell’estate del 2017, e ancora ad inizio 2019 e nella primavera 2020 A risentirne maggiormente è stato il settore agricolo: negli ultimi 20 anni la siccità ha provocato danni all’agricoltura italiana per oltre 15 miliardi di euro, con il 50% dei danni concentrato in sole quattro regioni: Puglia, Emilia Romagna, Sicilia e Sardegna.
Da una parte l’irrigazione è indispensabile per diverse colture, al Nord come al Sud. L’84% dell’agroalimentare italiano deriva dall’agricoltura irrigua. Un ettaro irrigato produce il 30% in più di un ettaro non irrigato.
Dall’altra a causa dei cambiamenti climatici in tutta l’area del bacino del Mediterraneo, ed in Italia in particolare, si sta riscontrando una riduzione della disponibilità delle risorse idriche e ad un aumento della loro variabilità a causa di più intensi e frequenti fenomeni estremi sia di piogge intense ed alluvionali sia di prolungati periodi di mancanza di precipitazioni.
Situazione che trova la sua massima espressione nellasiccità che sta colpendo il bacino padano negli ultimi 6 mesi, un evento eccezionale e senza precedenti per complessità e concomitanza di fattori di criticità, caratterizzato da una mancanza di piogge e di neve sufficienti nel periodo invernale. Si rischia la perdita, di oltre il 50% dei raccolti.
E la situazione sta peggiorando rapidamente anche nel centro e Sud Italia con una diminuzione della portata dei fiumi ed una vistosa decrescita nei volumi trattenuti dagli invasi.
È dunque necessario innanzitutto intervenire con estrema urgenza per limitare le criticità in atto, ma poi occorrerà far partire gli interventi infrastrutturali, già finanziati e in avanzato iter procedurale, capaci di aumentare la resilienza dei territori.
Servono azioni immediate e non più rinviabili per provare a salvare i raccolti e la produzione alimentare.
Troppi stanno sottovalutando una siccità senza precedenti che sta mettendo in ginocchio l’intero comparto agricolo di Lombardia e Piemonte.
Se tutti gli attori istituzionali, i gestori dei laghi, i gestori dei serbatoi idroelettrici, i consorzi irrigui e le associazioni agricole non saranno solidali rischiamo di compromettere gran parte della produzione agricola con inevitabili conseguenze di carenza di beni alimentari prodotti nelle regioni padane.
Stiamo vivendo una drammatica emergenza ambientale, agricola, economica, sociale che non ha precedenti nella storia recente.
La gran parte delle compagnie assicurative ha smesso da ormai due mesi di assicurare il rischio siccità.
Servono azioni concrete ed immediate per tenare di salvaguardare le produzioni alimentari e la sopravvivenza delle imprese agricole.
L’ultima acqua disponibile per provare a salvare almeno parte dei raccolti è quella accumulata nei serbatoi idroelettrici.
Anche gli invasi idroelettrici risentono della grave siccità, ma la loro posizione a monte di tutte le derivazioni fa si che soprattutto questi invasi abbiano beneficiato dello scioglimento della poca neve.
In allegato gli ultimi dati messi a disposizione dall’Osservatorio ANBI e un documento che riassume la situazione dei fondi disponibili per gli investimenti nel settore irriguo
Documenti
- Dati messi a disposizione dall’Osservatorio ANBI
- Situazione dei fondi disponibili per gli investimenti nel settore irriguo