05/04/2019
Confagricoltura ha scelto un agricoltore padovano per guidare l’associazione pensionati (Anpa) a livello regionale. Il nuovo presidente è Sergio Nucibella, 64 anni, titolare di un’azienda multifunzionale a Bagnoli di Sopra. Prende il posto del veneziano Giancarlo Marchiori, che lo affiancherà nel ruolo di vicepresidente.
Laurea in ingegneria civile idraulica agraria, Nucibella ha lavorato per 35 anni come dirigente negli ospedali delle province di Padova, Treviso e Rovigo, occupandosi nel contempo dell’azienda agricola storica di famiglia. Da due anni l’ha presa in mano a tempo pieno con la moglie, avviando le attività connesse di agriturismo, turismo sociale, fattoria didattica e sociale.
“Sono onorato di essere stato scelto per guidare a livello regionale i pensionati di Confagricoltura – dice Nucibella -. Ringrazio Giancarlo Marchiori che mi ha preceduto, nella consapevolezza che mi attende un compito impegnativo. Molte problematiche da affrontare, in primis l’assistenza sociale e sociosanitaria degli anziani che lavorano in agricoltura e che vivono in zone rurali isolate, con pochi o inesistenti mezzi di trasporto, lontani da ambulatori e ospedali. Vorrei perciò puntare sul potenziamento della prevenzione sanitaria, organizzando controlli medico-farmacologici periodici per tenere sotto controllo le malattie croniche dell’anziano e promuovendo corretti stili di vita. Un altro punto importante su cui lavorare è quello del ricambio generazionale programmato e guidato, in modo da consentire una continuità costruttiva e di crescita delle nostre aziende agricole. È importante anche che si costruisca una sorta di solidarietà intergenerazionale tra i nonni agricoltori e i nipoti ipertecnologici, che riesca a trasmettere i valori della nostra cultura e civiltà rurale, nel ricordo anche di chi ci ha preceduto”.
In Veneto gli agricoltori pensionati di Confagricoltura sono circa 10.000. Uno su tre ha problemi conseguenti a infortuni o malattie professionali, sia legate all’ambiente di lavoro (come le affezioni respiratorie o reumatologiche), sia agli attrezzi (danni da vibrazioni, otopatie da rumore, artropatie da microtraumi). Metà dei pensionati agricoltori vive con pensioni inferiori ai 1.000 euro mensili, che in molti casi sono anche di 500 o 600 euro. “Le misure di rigore e di contenimento della spesa hanno toccato pesantemente il sistema pensionistico – rimarca Nucibella -, allungando i tempi di pensionamento e riducendo in prospettiva gli importi anche a causa di un inadeguato meccanismo di indicizzazione delle pensioni. Servirebbe un migliore sistema di perequazione delle pensioni, indicizzato all’aumento del costo della vita, ma anche l’eliminazione della norma in base alla quale il pensionato coltivatore diretto o Iap è obbligato al pagamento del 50% dei contributi previdenziali se non dimostra la vendita o il passaggio dell’azienda ai propri figli”.