10/05/2024

Lo scorso 24 aprile il Parlamento europeo ha dato il via libera a nuove misure sugli imballaggi con lo scopo di renderli più sostenibili e ridurne i rifiuti. Le norme, comprendono obiettivi di riduzione degli imballaggi (del 5% entro il 2030, del 10% entro il 2035 e del 15% entro il 2040) e impongono ai Paesi UE di ridurre in particolare i rifiuti di imballaggio in plastica. Per limitare gli sprechi, è stata stabilita una proporzione massima di spazio vuoto del 50% che si applicherà agli imballaggi multipli e a quelli per il trasporto e per il commercio elettronico. In aggiunta, fabbricanti e importatori dovranno garantire che il peso e il volume degli imballaggi siano ridotti al minimo.

Determinati tipi di imballaggi di plastica monouso saranno vietati a partire dal 1° gennaio 2030. Tra questi figurano gli imballaggi per frutta e verdura fresche sotto 1,5 kg e, per i cibi e le bevande consumati in bar e ristoranti, le monoporzioni (ad esempio condimenti, salse, panna da caffè e zucchero), i piccoli imballaggi monouso utilizzati negli alberghi e le borse di plastica in materiale ultraleggero.

Sono previsti obiettivi di riutilizzo specifici da raggiungere entro il 2030 per imballaggi di bevande alcoliche e analcoliche (ad eccezione, tra gli altri, di latte, vino, anche aromatizzato, e superalcolici), imballaggi multipli e imballaggi per la vendita e per il trasporto. A determinate condizioni, gli Stati membri possono concedere deroghe di cinque anni a questi requisiti.

Pur essendo stato migliorato nel corso dei vari passaggi, il regolamento presenta ancora delle criticità importanti per il settore agricolo. Quella più rilevante riguarda le confezioni di ortofrutta.

Salvo deroghe, dal 2030 saranno vietate le confezioni in plastica per la frutta e la verdura sotto 1,5 chili. Per il comparto, si tratta di un problema rilevante in quanto interessa quasi tutti i prodotti: fragole e frutti di bosco attualmente venduti soltanto in queste confezioni. Ma anche ciliegie, kiwi, frutta di vario tipo e poi agrumi, cipolle, patate, uva, insalate, ecc. il problema è che ad oggi risulta difficile trovare un’alternativa alla plastica. Il cartone, per esempio, non sarebbe possibile per tutti quei prodotti senza buccia o con buccia delicata. Spesso poi l’ortofrutta esce da una procedura di lavorazione in acqua, e anche in questo caso la carta non è il materiale più idoneo.

Va detto che il regolamento Ue appena approvato dall’Europarlamento per l’ortofrutta ha introdotto il meccanismo delle deroghe. In pratica ciascun Paese europeo potrà stilare una lista di prodotti ortofrutticoli cui è  consentito continuare a utilizzare le confezioni in plastica anche al di sotto del chilo e mezzo. Ma anche questa soluzione presenta le sue criticità: un frutto esentato in un Paese non è detto che lo sia negli altri. E per esportare è necessario tenere conto delle regole di ogni singolo Paese in cui si vuole andare a vendere.