15/01/2022
Le tensioni sul costo dei fertilizzanti, azotati in particolare, si stanno riverberando anche sulle scelte colturali delle aziende, oltre che sui costi colturali, inducendo talune aziende a prediligere colture meno esigenti in termini di concimazione. E’ però opportuno ricordare che le norme che costituiscono il cosiddetto “greening” prevedono, comunque, l’obbligo della diversificazione. Tale impegno si applica secondo due distinte fasce:
- aziende con più di 10 ettari e meno di 30 ettari di seminativo: obbligo di due colture in campo, la principale ad occupare non più del 75% della superficie a seminativo
- aziende con più di 30 ettari: obbligo di almeno tre colture, di cui la più estesa ad occupare al massimo il 75% dei seminativi e la meno estesa ad occupare non meno del 5% dei seminativi aziendali.
Pertanto fino a 10 ettari di seminativo non si hanno vincoli di diversificazione. Inoltre si applicano specifiche deroghe per le aziende biologiche (ma limitatamente alle superfici biologiche) e per quelle che presentano più del 75 % della superficie a seminativo è utilizzata per la produzione di erba o erbacee da foraggio, leguminose, terreni a riposo, riso, prato permanente, anche in combinazione tra loro.
Occorre infine ricordare che le colture appartenenti allo stesso genere non diversificano; ad esempio grano tenero e grano duro non sono due colture diverse, perché appartenenti allo stesso genere Triticum.