19/09/2020
Le piante di actinidia muoiono per un nemico invisibile che, proprio per questo, è difficile da combattere. Da otto anni si è progressivamente diffusa la “morìa del kiwi”, che investe l’apparato radicale per motivi sconosciuti. Ora la situazione si è fatto sempre più preoccupante.
La malattia, nel Veronese, ad oggi, ha colpito più della metà dell’intera superficie dedicata (1.800 ettari su circa 2.500). In provincia di Rovigo si producevano 250 quintali di kiwi ad ettaro, mentre oggi si fatica a farne 100 a causa della moria. Per non parlare dei danni in tutto il resto d’Italia: dall’Agropontino, cuore produttivo del paese, al Friuli Venezia Giulia. Coltivazioni colpite anche in Lombardia, nella zona del Mantovano, e marginalmente anche in Emilia Romagna e in Calabria.
Un danno enorme per un Paese che, secondo i più recenti dati della FAO, è il secondo produttore mondiale di kiwi dopo la Cina e prima della Nuova Zelanda. la crescente diffusione della malattia avrà impatti significativi sulla produzione nazionale.
Sull’origine della patologia e sulle possibili cause sono state formulate varie ipotesi, frutto anche delle attività di ricerca poste in essere in questi anni. I risultati ad oggi ottenuti non consentono tuttavia di individuare un fattore determinante che porta al deperimento delle piante; al contrario, sembrano concorrere una serie di concause, presumibilmente accentuate dagli effetti del cambiamento climatico.
Confagricoltura chiede iniziative raccordate e sinergiche tra lo Stato e tutte le Regioni coinvolte e, sul fronte della ricerca, tra i primari istituti scientifici. Si attende con vivo interesse la prossima riunione del Comitato Fitosanitario Nazionale per fare il punto della situazione, così come l’insediamento di uno specifico Gruppo di lavoro tecnico-scientifico per coordinare le attività di ricerca. Sono sollecitate, infine, misure tempestive per il ristoro dei produttori.